Nel tempo dell’attesa, anche la fragilità diventa luogo d’incontro con Dio.

A volte si ha l’erronea convinzione che chi abbia fede sia sempre felice, gioiosa e serena anche nei momenti più duri e invece sono molte le testimonianze di persone di grande fede che hanno combattuto contro momenti di pesante sconforto, di tristezza. Ricordiamo, ad esempio, la piccola ma gigante Santa Madre Teresa che non ha mai nascosto il suo smarrimento nei confronti della fede, l’immenso Sant’ Agostino che ha fatto del travaglio il suo viaggio verso Dio e molti altri.


Ma oggi vorrei parlare di noi, noi gente comune alle prese con quei momenti di profonda tristezza motivata o anche immotivata, quei momenti in cui ci sentiamo come Gesù in croce che dice “Mio Dio perché mi hai abbandonato”, quei momenti in cui basta un nonnulla a distruggerci perchè non abbiamo la forza di reagire, di lottare, di ricominciare, quei momenti in cui ci sentiamo sopraffatti da troppe cose da fare, troppi problemi da affrontare, troppi elenchi al ribasso delle nostre vite. Sono momenti che arrivano come una tempesta, come un vento forte che sbatte tutte le finestre di casa e tu corri a chiuderle ma mentre cerchi di chiuderne una , un'altra sbatte ancora più violentemente e fa volare via tutti i fogli e poi si riapre con forza quella che avevi appena chiuso.. È un vento che ci riempie di sabbia gli occhi ci fa venire brividi di freddo, fa volare via il nostro “foulard” preferito che guardiamo impotenti allontanarsi nell’aria e non riusciamo più a riprendere. È un vento che ci spoglia di tutte le maschere che ci facevano credere di stare bene, soprattutto agli occhi degli altri ma anche ai nostri. 


E in quei momenti sprofondi così tanto che ti chiedi dove sia la fede, che senso abbia.. ma la fede non è una pozione magica che fa sparire la “bua”: la fede, semmai, la trasforma, trasforma la bua in un bollino d’oro. Non tutti i giorni si riesce, però. Ammettiamolo, soprattutto chi è nelle prove, un vero equilibrio non è così semplice. 


Eppure , se ci ragioniamo bene, è proprio in quei giorni di malessere che trascuriamo di più Dio: è proprio in quei momenti che mettiamo al primo posto tutte le altre cose, partiamo la mattina con mille affanni e non ci ricordiamo nemmeno di salutarLo, di fare il Segno della Croce come a dirGli “Buongiorno anche a Te Mio Signore”. Nella mia completa imperfezione di cristiana mi rendo conto che i giorni dove siamo più sotto attacco sono proprio quelli dove ci allontaniamo da Lui, perché noi siamo relazione e se ci chiudiamo in noi stessi, se guardiamo solo in basso, non possiamo entrare in contatto con Dio veramente. Basta alzare lo sguardo per un secondo e dire “Aiutami Gesù, pensaci tu” per darci sollievo. Poi parliamo con il nostro prossimo, siamo umani e bisognosi di abbracci e coccole.. E le nostre lacrime , spesso, sono rugiada che brilla come diamanti nei campi all’alba di un nuovo giorno. 


Consoliamoci pensando a quella frase che dice che solo i veri Figli di Dio sono sotto attacco del Maligno perché gli altri sono già stati presi. 


Quindi accogliamo lo sconforto, ascoltiamolo e superiamolo camminando quotidianamente per mano a Gesù. Che ci sorriderà.


Silvia Puricelli