«Sinodo, la parola-chiave è ascolto»

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Il Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità, indetto da papa Francesco e avviato il 10 ottobre scorso, e il richiamo della Conferenza episcopale italiana sull’inderogabilità di questo tema proposto nelle Chiese locali. Non vi è dubbio che la parola sinodalità sia oggi – e lo sarà nei prossimi anni – al cuore della riflessione ecclesiale a ogni livello. Don Walter Magni, portavoce dell’Arcivescovo e da lui nominato referente diocesano per il Sinodo dei Vescovi, fa chiarezza su alcuni punti che caratterizzano i singoli percorsi. A partire proprio da quanto si legge nel Documento preparatorio del Sinodo, che distingue tre livelli dell’operazione sinodale: stile, strutture e processi. «Altro, dunque, è parlare di Sinodo, cioè di un organismo istituzionale proprio della Chiesa; altro di sinodalità, cioè di uno stile e altro, infine, sono le iniziative specifiche, cioè i percorsi, i cammini», spiega don Magni.

Occorre quindi utilizzare in modo corretto anche le parole di riferimento…
Certo. «Sinodo» è un termine che si cercherà di usare riferendoci propriamente al Sinodo dei Vescovi. «Sinodalità» va invece inteso come stile, come metodo e modo di agire all’interno della Chiesa. Pertanto, sinodalità è l’insieme di ciò che concorre al coinvolgimento e alla partecipazione di tutto il popolo di Dio alla vita e alla missione della Chiesa. «Percorso sinodale» viene a significare l’acquisizione graduale e consapevole di un modo di dialogare nelle Chiese locali, usufruendo di cammini, di iniziative e di proposte.

Come si articola il Sinodo dei Vescovi?
È disteso in tre fasi o momenti. Una prima, diocesana, che si distingue per l’originalità della sua partenza dal basso, prevedendo una fase dal novembre 2021 all’aprile 2022 che ha l’obiettivo di ascoltare, per quanto sarà possibile, la totalità dei battezzati. A settembre 2022 inizierà poi la fase continentale, che avrà la finalità di dialogare a livello sovranazionale sulla bozza dell’Instrumentum laboris, arrivando, entro il marzo del 2023, a un documento finale, a partire dal quale la Segreteria generale del Sinodo giungerà a redigere il testo definitivo dell’Instrumentum laboris. Dall’ottobre 2023 si terrà l’ultimo passo, universale, con la celebrazione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, al cui termine i Vescovi produrranno il Documento finale, immaginando che, a seguire, andrà prevista una sua recezione a livello di Chiese particolari.

L'articolo completo di ANNAMARIA BRACCINI dal portale della Diocesi 

 

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