Udienza
“Assieme alle migrazioni, la vecchiaia è tra le questioni più urgenti che la famiglia umana è chiamata ad affrontare in questo tempo”.
“Non si tratta solo di un cambiamento quantitativo”, il monito di Francesco: “è in gioco l’unità delle età della vita: ossia, il reale punto di riferimento per la comprensione e l’apprezzamento della vita umana nella sua interezza”. “C’è amicizia, c’è alleanza fra le diverse età della vita o prevalgono la separazione e lo scarto?”, si è chiesto il Papa: “Tutti viviamo in un presente dove convivono bambini, giovani, adulti e anziani. Però è cambiata la proporzione: la longevità è diventata di massa e, in ampie regioni del mondo, l’infanzia è distribuita a piccole dosi. Abbiamo parlato sull’inverno demografico, pure. Uno squilibrio che ha tante conseguenze”.
“L’esaltazione della giovinezza come unica età degna di incarnare l’ideale umano, unita al disprezzo della vecchiaia vista come fragilità, come degrado o disabilità, è stata l’icona dominante dei totalitarismi del ventesimo secolo. L’abbiamo dimenticato questo?”. Ha chiesto provocatoriamente il Papa nella catechesi pronunciata in Aula Paolo VI. “La cultura dominante ha come modello unico il giovane-adulto, cioè un individuo che si fa da sé e rimane sempre giovane”, ha osservato Francesco: “Ma è vero che la giovinezza contiene il senso pieno della vita, mentre la vecchiaia ne rappresenta semplicemente lo svuotamento e la perdita? Soltanto la giovinezza ha il senso pieno della vita e la vecchiaia è lo svuotamento, la perdita della vita?”.
“L’allungarsi della vita incide in maniera strutturale sulla storia dei singoli, delle famiglie e delle società”, la tesi del Papa: “Ma dobbiamo chiederci: la sua qualità spirituale e il suo senso comunitario sono oggetto di pensiero e di amore coerenti con questo fatto? Forse gli anziani devono chiedere scusa della loro ostinazione a sopravvivere a spese d’altri? O possono essere onorati per i doni che portano al senso della vita di tutti?”.
Il Papa: per la vecchiaia ci sono piani di assistenza, ma non progetti di esistenza
“Per un’età che è ormai una parte determinante dello spazio comunitario e si estende a un terzo dell’intera vita, ci sono – a volte – piani di assistenza, ma non progetti di esistenza. Piani di assistenza sì, ma non progetti per farli vivere in pienezza”. A denunciarlo è Francesco in quella che è stata la prima catechesi dedicata alla vecchiaia. “E questo è un vuoto di pensiero, di immaginazione, di creatività”, ha proseguito Francesco, specificando a braccio che “sotto questo pensiero c’è che l’ anziano è solo materiale di scarto”. “Di fatto, nella rappresentazione del senso della vita – e proprio nelle culture cosiddette sviluppate – la vecchiaia ha poca incidenza”, l’analisi del Papa: “Perché? Perché è considerata un’età che non ha contenuti speciali da offrire, né significati propri da vivere. Per di più, manca l’incoraggiamento delle persone a cercarli, e manca l’educazione della comunità a riconoscerla”. “La giovinezza è bellissima, ma l’eterna giovinezza è un’allucinazione molto pericolosa”, il monito di Francesco: “Essere vecchi è altrettanto importante – e bello – che essere giovani. Ricordiamocelo. L’alleanza fra le generazioni, che restituisce all’umano tutte le età della vita, è il nostro dono perduto. Dobbiamo riprenderlo, deve essere ritrovato, in questa cultura dello scarto, in questa cultura della produttività”.
“Se i nonni ripiegano sulle loro malinconie, i giovani si curveranno ancora di più sul loro smartphone. Lo schermo può anche rimanere acceso, ma la vita si spegne prima del tempo”: in un altro dei passaggi della catechesi del Papa viene citata ancora una volta la profezia di Gioele: “I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni”.
“Quando gli anziani resistono allo Spirito, seppellendo nel passato i loro sogni, i giovani non riescono più a vedere le cose che devono essere fatte per aprire il futuro”, ha spiegato Francesco: “Quando invece i vecchi comunicano i loro sogni, i ragazzi vedono bene ciò che devono fare. I ragazzi che non interrogano più i sogni dei vecchi, puntando a testa bassa su visioni che non vanno oltre il loro naso, faticheranno a portare il loro presente e a sopportare il loro futuro”. “Il contraccolpo più grave della pandemia non sta forse proprio nello smarrimento dei più giovani?”, si è chiesto il Papa: “I vecchi hanno risorse di vita già vissuta alle quali possono ricorrere in ogni momento. Staranno a guardare i giovani che smarriscono la loro visione o li accompagneranno riscaldando i loro sogni? Davanti ai sogni dei vecchi cosa faranno i giovani?”. “La sapienza del lungo cammino che accompagna la vecchiaia al suo congedo va vissuta come una offerta di senso della vita, non consumata come inerzia della sua sopravvivenza”, l’indicazione di rotta: “La vecchiaia, se non è restituita alla dignità di una vita umanamente degna, è destinata a chiudersi in un avvilimento che toglie amore a tutti. Questa sfida di umanità e di civiltà richiede il nostro impegno e l’aiuto di Dio. Chiediamolo allo Spirito Santo”.
“Tutto quello di bello che ha la società è il rapporto con le radici, gli anziani. Io vorrei che con queste catechesi si capisca bene che l’anziano non è un materiale di scarto, è una benedizione per la società”. Con queste parole, pronunciate a braccio, il Papa ha concluso l’udienza di oggi. “Con queste catechesi sulla vecchiaia, vorrei incoraggiare tutti a investire pensieri e affetti sui doni che essa porta con sé e alle altre età della vita”, l’auspicio di Francesco, che ha proseguito a braccio: “E’ importante non solo che l’anziano occupi il posto di saggezza che ha, di storia vissuta nella società, ma anche che ci sia un colloquio con i giovani: questo ponte sarà la trasmissione della saggezza nell’umanità”. “Mi auguro che nel dialogo tra giovani e anziani gli anziani possano dare i sogni, e i giovani possano riceverli e portarli avanti”, l’augurio del Papa: “Non dimentichiamo che nella cultura e nella società gli anziani sono come le radici dell’albero, e i giovani sono i fiori e i frutti. Se non viene il succo dalle radici, mai potranno fiorire. Tutto quello che l’albero ha di fiorito viene da quello che ha dissotterrato”.
L'appello del Papa per l'Ucraina
“Prego tutte le parti coinvolte perché sia astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza tra le popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale”. È l’ennesimo appello per la pace in Ucraina, pronunciato dal Papa al termine dell’udienza odierna, prima dei saluti in lingua italiana. “Ho un grande dolore nel cuore per il per il peggioramento della situazione nell’Ucraina”, ha esordito Francesco. “Nonostante sforzi diplomatici delle ultime settimane – ha denunciato Francesco – si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti. Con me tanta gente nel mondo sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte”. “Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politica perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è il Dio della pace e non della guerra: il padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici”.
“Vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti – ha aggiunto ancora Francesco –. Gesù ci ha insegnato che all'insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti, perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra".