Il Papa: non stanchiamoci di fare il bene

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La Quaresima come tempo di conversione, di rinnovamento personale e comunitario, soprattutto come immagine dell’intera esistenza terrena. Nel Messaggio per il tempo che prepara alla Pasqua, il Papa si concentra sulla vita dell’uomo che paragona a un campo, da seminare con opere buone perché possa dare frutti di pace e di amore. Il titolo riprende l’esortazione rivolta da san Paolo ai Galati: «Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti» (Gal 6,9-10a).

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Il punto di partenza, il primo agricoltore è Dio stesso, di cui siamo chiamati ad adottare la mentalità, quella che ci insegna a trovare verità e bellezza «non tanto nell’avere quanto nel donare, non tanto nell’accumulare quanto nel seminare il bene e nel condividere». Se ci impegniamo in questo modo, se diffondiamo semi di bene, i frutti non potranno che essere ricchi. A cominciare da noi stessi e dalle nostre «relazioni quotidiane». «In Dio», infatti, «nessun atto di amore, per quanto piccolo, e nessuna generosa fatica vanno perduti». Ed è un contagio positivo che riguarda l’intera comunità, perché – osserva il Papa – servire il Padre, «liberi dal peccato, fa maturare frutti di santificazione per la salvezza di tutti».

Un cammino anche di purificazione personale, che ci fa partecipi della magnanimità del Signore. «Seminare il bene per gli altri ci libera dalle anguste logiche del tornaconto personale e conferisce al nostro agire il respiro ampio della gratuità, inserendoci nel meraviglioso orizzonte dei benevoli disegni divini». Nessuno si salva da solo, soprattutto, nessuno si salva senza Dio. Alla scuola della Parola, dunque siamo chiamati a riporre la nostra fede e la nostra speranza nel Signore. Anche «di fronte all’amara delusione per tanti sogni infranti, alla preoccupazione per le sfide che incombono, allo scoraggiamento per la povertà dei nostri mezzi», situazioni in cui «la tentazione è quella di chiudersi nel proprio egoismo individualistico e rifugiarsi nell’indifferenza alle sofferenze altrui». Si tratta invece di togliere l’attenzione da noi stessi e di mettersi al servizio dell’amore di Dio e della comunità. Per riuscirsi bisogna impegnarsi in un itinerario intessuto di inviti a non stancarsi: «di pregare, di estirpare il male dalla nostra vita, di fare il bene nella carità operosa verso il prossimo».

Una delle sfide di questa Quaresima infatti, osserva il Papa, consiste nel «cercare, e non evitare chi è nel bisogno; nel chiamare, e non ignorare, chi desidera ascolto e una buona parola; nel visitare, e non abbandonare, chi soffre la solitudine». Consapevoli che «il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre ma vanno conquistati ogni giorno». Chiediamo dunque al Signore – sottolinea il Papa – la paziente costanza dell’agricoltore per non desistere nel fare il bene, un passo alla volta».

di RICCARDO MACCIONI da Avvenire.it 
 

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