Anno Oratoriano 2023-2024
La bella lampada
C’è una bella lampada nella cappella dell’oratorio. Forse l’hanno portata gli adolescenti dalla fiaccolata, forse è lì da diverso tempo e nessuno se ne è accorto, forse l’hanno costruita e decorata in estate i ragazzi del laboratorio di ceramica. È una bella lampada: colorata, panciuta. Contiene un bel po’ d’olio. C’è uno stoppino consistente.
La bella lampada è spenta. Potrebbe far luce e diffondere allegria, ma è spenta. È un soprammobile. È inutile. Ogni giorno si accumula un po’ di polvere e sbiadiscono i suoi bei colori.
Oggi però Sofia è stata incaricata di accenderla. Ha preso il fuoco dalla lampada rossa del Santissimo Sacramento e ha acceso la bella lampada dell’oratorio.
Adesso arde una fiamma gagliarda e lieta, vivace e incantevole.
Perché arde la lampada? Perché è stata accesa.
La lampada è viva, è piena di vita, perché ha ricevuto il fuoco.
Ecco perché siamo vivi: perché abbiamo ricevuto la vita.
La vita è un dono. Chi vive, vive di una vita ricevuta. Noi riceviamo la vita da Gesù che è la vita del mondo.
Non mi basta il lunedì
Il lunedì è un giorno interessante. Spesso comincia di malumore al solo pensiero che si deve riprendere il ritmo dei giorni feriali tra viaggi, lezioni, le solite facce. Poi, spesso, finisce meglio di come sia cominciato: qualcosa è andato bene, gli amici sono stati carini, la mamma ha preparato la sua famosa pasta alla carbonara…
Ma dopo il lunedì vengono gli altri giorni e ci sono momenti in cui la vita viene a noia. Non mi basta il lunedì. Ci vorrebbe un giorno che riveli la bellezza di tutti i giorni, ci vorrebbe una amicizia che renda possibile l’amicizia vera, ci vorrebbe una parola che confidi il significato di tutti i giorni della vita.
«Ci vorrebbe la domenica», ha pensato Gesù. E il terzo giorno è risuscitato: così è nata la domenica.
Perciò è irrinunciabile la messa della domenica, anche se molti cercano di farlo dimenticare organizzando partite, viaggi, shopping, dormite senza orario… è irrinunciabile la domenica e la messa della comunità, perché solo Gesù risorto può essere la Vita che dà senso alla vita e solo la domenica può essere il giorno che spiega come e perché vivere il lunedì (e tutti gli altri giorni).
I tetti rovinati
Le tempeste d’estate hanno fatto danni tremendi: case, scuole, chiese, oratori hanno subito danni. Le tegole sono state smosse, le piante sradicate, vetrate e pareti portano le ferite di una grandine violenta e cattiva. «Speriamo che non piova, altrimenti si allaga tutto», si dice in paese.
Intanto però dobbiamo pensare a riparare i danni: ci sono riunioni, si programmano interventi. Si cercano tegole che non si trovano. Si cercano operai che hanno troppo da fare.
Ci sono quelli che anche nelle disgrazie trovano il loro vantaggio: vendevano teli di plastica, adesso hanno raddoppiato il prezzo!
Ma in paese, invece, si organizzano squadre, si condividono competenze, si mettono insieme risorse: «Oggi veniamo tutti a lavorare da te e ripariamo i danni; domani tutti a riparare il tetto della Rosina che è sola e malandata; poi tutti all’oratorio; poi andiamo tutti dal professore che di tetti non capisce niente, poi … poi …».
La festa dell’oratorio di quest’anno si potrebbe anche intitolare: «Vita insieme: questa sì che è vita!».
Il paese desolato si presenta come un paese rinato: la vita si può vivere solo insieme.
Quello che le fotografie non possono raccontare
Per raccontare l’estate si organizza la serata delle fotografie. Scorrono sul telone le foto più originali: quelle dei giochi d’estate, quelle del campeggio, quelle di Lisbona e dintorni, quelle dei meeting organizzati per le sfide di decanato. Quelli che si riconoscono nelle foto hanno delle buone ragioni per ridere di gusto; le foto che ricordano momenti memorabili strappano applausi di tutti. Quelli che non c’erano chiedono agli amici di raccontare come è andata. Quello della gamba rotta è acclamato come una specie di eroe (anche se, in realtà, è stato solo sbadato!).
Le foto scorrono e scorrono i giorni d’estate come un ricordo da archiviare.
Ma ci sono momenti che le foto non possono raccontare.
Non possono raccontare di quel momento in cui nell’adorazione della notte Gesù mi ha parlato con una parola amica che mi ha trafitto il cuore.
Non possono raccontare di quella confessione a Lisbona: quando il prete sconosciuto mi ha liberato dal peccato che mi schiacciava e mi ha restituito alla limpida gioia di sentirmi chiamato a vivere, a vivere lieto, a vivere buono.
Non possono raccontare di quella chiacchierata con una ragazza mai vista prima che nel momento magico di quella passeggiata mi ha insegnato a guardarmi con occhi nuovi.
Le fotografie sono belle, ma non possono raccontare le cose più importanti: quello che il Signore scrive nei cuori, come l’amicizia incoraggi a vivere, come la vita diventi vita piena.
Impariamo così che il dono della vita non è un documentario, non è una fotografia, ma l’incontro con chi può darci vita, con Gesù e con gli angeli che Gesù manda per rivelarci quanto grande sia il tesoro che è in noi e quanta gioia e quanto amore ne possano venire.
In conclusione, buona festa dell’oratorio, per celebrare
- La grazia di vivere della vita ricevuta.
- La gioia della domenica che dà senso a tutti i giorni.
- Il sogno di una vita condivisa per aggiustare il mondo.
- I momenti segreti in cui accogliamo la visita di Gesù e dei suoi angeli.
Sono stato ad Assisi il 6 settembre per pregare nel Santuario della Spogliazione e affidare al beato Carlo Acutis questo nuovo anno di vita comunitaria e di proposta oratoriana.
Carlo Acutis mi ha detto: «Sono contento e onorato che tu, Arcivescovo di Milano, sia venuto a promettere che gli oratori della Diocesi di Milano contribuiranno a tenere accesa la Lampada che è stata collocata presso la mia tomba. Ma non mi accontento di una lampada: chiedo a tutti di tenere acceso nel cuore il fuoco che lo Spirito vi ha posto, perché ci sia in tutti i ragazzi e le ragazze della mia Diocesi una gioia, una speranza, un ardore per evitare di essere noiose fotocopie ed essere invece veri amici di Gesù. Un fuoco arda nella vostra fragile libertà perché resista al vento e si decida di dare compimento alla vocazione di ciascuno».
Così mi ha detto il beato Carlo Acutis: sappiatevi regolare
Colgo l’occasione per invitarvi tutti alla Messa degli oratori che celebrerò, a Dio piacendo, per tutti i ragazzi e le ragazze in cui Gesù ha acceso l’ardore, il prossimo 26 gennaio in Duomo.