Riflessione
Il tempo dell’Avvento segna l’inizio di un nuovo anno liturgico. Sappiamo che la liturgia con i suoi tempi, i suoi gesti, i colori ci introducono nella conoscenza di Gesù. L’anno liturgico ci guida in tutti gli eventi legati alla nostra salvezza, ci aiuta ad entrare sempre di più nel mistero di Gesù. In altre parole: la liturgia è mistero e sacramento, cioè è una realtà sensibile attraverso la quale si comunica, si manifesta, viene resa attuale la realtà invisibile della salvezza.
In altri termini, si tratta di un insieme di gesti, segni, parole, riti che diventano strumento operativo attraverso il quale la salvezza di Gesù si comunica a ciascuno di noi.
Mi sono chiesto, allora, quali consigli ci darebbe il patrono della nostra Comunità Pastorale… cosa ci direbbe San Benedetto… Penso che ci darebbe cinque piccoli consigli:
1. CERCARE LA VERITÀ
“Dire la verità con il cuore e con la bocca”
Ecco il consiglio che San Benedetto lasciava a ogni cristiano: cercare la verità in tutto quello che si fa e si dice, ed essere sempre sinceri con se stessi.
Questo nuovo Avvento ci offre l’opportunità di compiere una riflessione onesta su noi stessi. È un momento privilegiato per realizzare un bilancio di quello che ci avvicina a Dio e agli altri e di quello che invece non lo fa. Partendo da questa riflessione, si possono stabilire mete e obiettivi che ci aiutino a crescere e a migliorare.
2. CON UMILTÀ
“Quando vedi qualcosa di buono in te, attribuiscilo a Dio, non a te stesso”
San Benedetto ci mette in guardia di fronte al pericolo del volontarismo, ovvero pensare che si possa raggiungere la santità solo con i propri sforzi. Anziché confidare nei propri meriti, Benedetto ci invita a riconoscere i nostri limiti, e in questo modo a dipendere da Dio in ogni momento.
“Per grazia di Dio son quello che sono”, scrive Benedetto nella Regola citando San Paolo (1 Cor 15,10). E aggiunge: “Chi vuole gloriarsi, si glori nel Signore” (2 Cor 10,17).
3. SOCCORRERE I POVERI
“Soccorrere i poveri, vestire gli ignudi, visitare gli infermi…”
San Benedetto non si limita a chiedere aiuto per i poveri, perché nella Regola esorta a “soccorrerli”. La sua esortazione è particolarmente significativa, perché molti monaci vedevano la loro consacrazione a Dio come un modo per fuggire dal mondo e dagli altri, compresi i poveri.
“Si interessi dei malati, dei ragazzi, degli ospiti e dei poveri con la massima diligenza, ben sapendo che nel giorno del giudizio dovrà rendere conto di tutte queste persone affidate alle sue cure”, scriveva San Benedetto.
“Specialmente i poveri e i pellegrini siano accolti con tutto il riguardo e la premura possibile, perché è proprio in loro che si riceve Cristo in modo tutto particolare”.
Nei nostri rapporti con gli altri, Benedetto offre il suo consiglio più pratico: “nell’eventualità di un contrasto con un fratello, stabilire la pace prima del tramonto del sole”.
4. LAVORO
“L’ozio è nemico dell’anima”
Secondo la Regola di San Benedetto, il lavoro costituisce una forma di adorazione e un modo di imitare Gesù, che si è dedicato al lavoro manuale come falegname.
L’“Ora et labora”, “Prega e lavora”, come descrizione della vita del monaco significa che il lavoro è una forma di preghiera, e la preghiera una forma di lavoro.
Ciò vuol dire che il lavoro è importante quanto la preghiera. La meta per il cristiano, la santità, può essere raggiunta seguendo questa duplice via. Pregare e lavorare, quindi, uniscono terra e cielo, sacro e profano, uniscono le persone e le legano.
5. PREGHIERA FREQUENTE
“Dedicarsi spesso alla preghiera”
Per San Benedetto, la preghiera costante è un modo per mantenersi in un rapporto continuo con Dio e cercarne in ogni momento la guida e la grazia. Per questo motivo, nella sua Regola Benedetto raccomanda di dedicare sempre del tempo alla preghiera, anche mentre si lavora.
Il nostro patrono ritiene che i momenti di preghiera non debbano essere interminabili: “Perciò la preghiera dev’essere breve e pura, a meno che non venga prolungata dall’ardore e dall’ispirazione della grazia divina”.
Benedetto ha sottolineato in particolare l’importanza della preghiera personale e della meditazione, raccomandando soprattutto la lettura meditata della Parola di Dio. Ancora raccomanda fortemente la partecipazione alla liturgia, in particolare la Messa, parte centrale della vita della Chiesa, con cui i credenti esprimono la propria fede in Dio e l’unione tra loro.
Concludendo voglio farci un augurio: “Non disperare mai della misericordia di Dio”
E se durante questo nuovo anno liturgico cadremo, faremo fatica o falliremo, San Benedetto lascia nella Regola il suo consiglio più prezioso: “Non disperare mai della misericordia di Dio”.
Buon cammino di Avvento!