Sabato 16 marzo dalle 9 alle 14 ci prendiamo un momento di pausa, al castello dei comboniani di Venegono Superiore vivremo una mattina di deserto. Quando i padri Comboniani accompagnano i giovani, quelli desiderosi di mettersi al servizio dei poveri nella missione, offrono loro un tempo ed un cammino di “deserto” e spiegano così:

-Scrive Joyce Ridich: «Chi cerca di fare ed agire in favore degli altri, o del mondo, senza approfondire la conoscenza di sé, la propria libertà, integrità e capacità di amare, non avrà niente da dare agli altri. Comunicherà loro nient’altro che il contagio delle proprie ossessioni, aggressività, delusioni riguardanti fini e mezzi e ambizioni, egocentriche». (Cfr. Joyce Ridich, I voti: un tesoro in vasi di argilla, Piemme, p. 32).

Il servizio agli altri è l’esercizio della libertà conquistata alla “scuola del deserto”. Infatti, «per l’Evangelo tutta la vita cristiana deve essere vista come un servizio. Si può senza esitare tracciare un segno di uguaglianza tra la parola discepolo e servo (discepolo = servo). C’è tra i due termini una totale corrispondenza. Ogni cristiano deve essere al servizio di qualcuno, tutti noi dobbiamo essere servi. Il Popolo di Dio è un popolo di servi incaricato di realizzare una diaconia in beneficio del mondo, secondo l’esempio lasciato da Gesù, che fu il primo Servo» (cfr. Congar, Palavras ino-portunas, p. 23).-

Come comunità abbiamo tanti cantieri aperti, tante risposte da dare; fa bene anche a noi, mentre siamo impegnati a far fronte a mille richieste di aiuto, fermarci, fare deserto, purificare il nostro cuore per scoprire che il nostro servizio la prossimo è solo un piccolo modo per ricambiare all’amore che riceviamo.