Ricordiamo il Beato Alfredo Ildefonso Schuster

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Memoria e Storia


A 70 anni dalla morte ricordiamo una tra le grandi figure di santità della nostra Chiesa Ambrosiana, il Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, Arcivescovo di Milano dal 1929 al 1954, proclamato beato da Giovanni Paolo II il 12 maggio 1996.
Schuster nacque a Roma il 18 gennaio 1880 da Johann Schuster, sarto bavarese al servizio della corte pontificia e Maria Anna Tutzer, di Renon, nell'allora Tirolo asburgico. Suo padre aveva trent'anni più di sua madre e con lei aveva avuto un'altra figlia, Giulia, che divenne monaca vincenziana. Il giovane Ildefonso entrò come novizio nell’ordine benedettino a 18 anni e nel 1903 si laureò in filosofia. Nel giorno di San Giuseppe del 1904 fu ordinato sacerdote.
Divenne Abate della Basilica di San Paolo fuori le mura in Roma. Nel 1929 fu nominato Arcivescovo di Milano da Papa Pio XI (Achille Ratti già Arcivescovo della città meneghina). Milano lo accolse con grandi festeggiamenti, ma Schuster mantenne sempre la sobrietà e l’umiltà dettata dalla norma benedettina “ora et labora”.
Durante il suo ministero nella diocesi ambrosiana visitò la pieve di Appiano Gentile diverse volte. Nel 1935 scelse il nostro santuario come luogo di incontro di tutta la pieve per il grande Giubileo della Redenzione, convocando i fedeli in preghiera alle 2:00 di notte del 27 aprile.
Durante la visita pastorale del 1943, si trovava a Guanzate quando nella notte tra il 14 ed il 15 agosto Milano venne bombardata pesantemente. Guanzate fu svegliata dai tuoni delle bombe e dai bagliori che illuminarono quella notte; molti guanzatesi si unirono con lui in preghiera e il mattino successivo dopo aver celebrato la messa delle ore 5:00 il Cardinale fece subito rientro per verificare di persona le ferite della sua città.
Ritornò a Guanzate per l’ultima volta nel 1953; il parroco don Giovanni Gamberi fece affrescare la sua immagine a sinistra del Cristo Re nella parte absidale della parrocchiale e il Cardinale venne per l’inaugurazione. Si racconta che quando vide l’affresco disse: “Curato, mi avete già mandato in Paradiso!” 
Il grande Arcivescovo morì il 30 agosto 1954 nel seminario di Venegono Inferiore che lui aveva fatto edificare e dove si era recato ormai malato per trovare un po’ di refrigerio dalla calura estiva milanese. Qualche giorno prima di lasciare questa terra, conversando con i suoi preti e seminaristi presenti disse: “la gente pare non si lasci più convincere dalle nostre predicazioni, ma di fronte alla santità ancora crede, ancora si inginocchia e prega….”  Era il suo testamento spirituale.
 

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